Un profilo

Nicholas Georgescu-RoegenNicholas Georgescu-Roegen nacque a Costanza nel 1906 ma già all’età di sette anni, a causa degli scontri militari, fu costretto a trasferirsi con la famiglia a Bucarest. Come evidenziato nella prefazione di “The Entropy Law and the Economic Process”, l’opera fondamentale dell’autore, pubblicata nel 1971, egli si appassionò fin da bambino allo studio e, prima sotto la guida dell’amato papà tra le mura domestiche e in seguito sotto la supervisione del primo maestro Gheorghe Rădulescu alla scuola elementare, sviluppò una particolare propensione per la scienza matematica.
Georgescu-Roegen lasciò casa una seconda volta negli anni del liceo, proseguendo gli studi in un collegio, chiamato il “Monastero sul Colle”, istituzione che egli non mancò di criticare per l’eccessiva disciplina pretesa dai propri studenti, quasi di stampo militaresco, ma che elogiò anche per la qualità dell’insegnamento, cui farà discendere parte dei brillanti risultati conseguiti in seguito.

Nel 1922 s’iscrisse alla facoltà di Scienze Matematiche dell’Università di Bucarest, dove conseguì la laurea quattro anni più tardi con eccellenti risultati.
Grazie al rendimento scolastico sopra la media, egli si meritò una borsa di studio governativa per approfondire gli studi alla Sorbonne, dove si fermò dal 1927 al 1930 e dove ebbe modo di frequentare il vivace gruppo d’intellettuali dominato dalla figura di Émile Borel, maggior rappresentante dell’empirismo matematico francese e futuro uomo politico dell’Assemblea Nazionale. In particolare Borel valorizzò il rapporto tra la matematica e le scienze del reale, scacciando il livello della pura astrazione; egli rintracciò il valore della matematica nella sua capacità di rappresentare l’esito ultimo e più rigoroso della descrizione di alcuni fenomeni, come per esempio quelli della meccanica e della geometria, e ricacciò l’idea che potesse essere inquadrata in un unico edificio ipotetico-deduttivo perfettamente coerente. La concezione boreliana della scienza come conoscenza strettamente connessa all’uomo sarà una costante nel pensiero di Georgescu-Roegen, che la farà propria individuando, nello specifico, la termodinamica classica come modello guida per la scienza antropomorfica.

A Parigi Georgescu-Roegen approfondì anche gli studi filosofici, leggendo, oltre a Borel, anche Poincaré, Le Bon, Ledantec ed Henri Bergson; in particolare quest’ultimo, maggior rappresentante dello spiritualismo francese, influenzò il pensiero di Georgescu-Roegen con la personale rappresentazione del concetto di tempo inteso come durata, che lo studioso rumeno rielaborò nella nozione di tempo in economia, quadro di riferimento della propria trattazione scientifica.
Georgescu-Roegen distingue tra il tempo aritmomorfico (il suggestivo concetto di “aritmomorfismo” riassume la critica al meccanicismo dominante l’impresa scientifica) dell’orologio e il concetto di tempo quale è, ad esempio, implicato nella legge di entropia: mentre il primo può ritenersi sufficiente per la descrizione meccanica dei fenomeni questo non si può dire per quelle situazioni in cui intervengono mutamenti qualitativi. In questo caso nessuna durata è distinta discretamente da quelle che la precedono e da quelle che la seguono, proprio come nessun evento può essere completamente isolato dagli altri; il tempo reale, infatti, è riempito da eventi che hanno una durata e che si sovrappongono in successioni dialettiche e non aritmomorfiche.

Nicholas Georgescu-Roegen conseguì il dottorato di ricerca in statistica alla Sorbonne nel 1930, discutendo una tesi sulla ricerca delle componenti cicliche di un fenomeno dal titolo: “Le problème de la recherche des compasantes cycliques d’un phènomène”; il lavoro fu pubblicato per intero sul Journal de la societè de statistique de Paris.

Nell’ottobre dello stesso anno, terminò anche la sua esperienza francese con la decisione di trasferirsi a Londra per intraprendere una ricerca post-dottorale sotto la guida di Karl Pearson. Il maggior debito intellettuale che Georgescu-Roegen deve a Karl Pearson si rifà all’originale reinterpretazione avanzata nei confronti della legge di entropia. L’incremento dell’entropia è determinato nella direzione del tempo, rendendo impossibili tutti i tentativi d’inquadrarla entro le leggi della meccanica statistica e in termini logico-analitici; rivelandosi legge evoluzionistica, si può parlare di una “indeterminatezza entropica”, conseguenza del fatto che la legge coinvolge fenomeni collegati alla vita che lasciano libertà d’azione circa il sentiero effettivo e la modalità temporale di un processo entropico.

Georgescu-Roegen incominciò a interessarsi di economia dopo il suo ritorno in Romania nel 1932, dove ebbe la prima esperienza di lavoro per le istituzioni rumene e dove provò per la prima volta ad applicare e a dare forma ai propri studi (egli occupò anche la cattedra di Statistica presso la Scuola Statistica dell’Università di Bucarest). Spinto dall’esigenza di dare concretezza agli anni spesi dietro ai banchi di scuola, in combinazione con il crescente numero d‘incarichi politici e amministrativi ricoperti, Georgescu-Roegen vide sorgere in sé un nuovo interesse verso le questioni economiche, tanto che, nel 1934, egli si convinse della necessità di recarsi ad Harvard per imparare le tecniche statistiche per trattare i dati economici.

Il primo soggiorno statunitense di Georgescu-Roegen durò tre anni, dal 1934 al 1936; qui lo studioso incontrò Joseph Schumpeter, dalla cui frequentazione contrasse il più grande debito intellettuale del suo percorso di studi. A catturare l’interesse di Georgescu-Roegen fu soprattutto la concezione schumpeteriana dell’economia come flusso circolare (Kreisslauf). Nella visione del professore austriaco confluiscono essenzialmente due filoni contrapposti: quello dell’equilibrio economico generale facente capo a Walras (statico) e quello critico di Marx (dinamico). Sebbene l’amore per l’esposizione rigorosa e l’influenza della formazione ortodossa che aveva ricevuto lo spingessero verso direttrici più tradizionali, il merito principale di Schumpeter fu quello di capire che la mutevolezza e l’imprevedibilità dei fatti storici mal si conciliano con l’a-temporalità alla base di tutta l’economia tradizionale; per essere compresi, gli stessi devono essere analizzati ed esplorati attraverso le reciproche relazioni che li permeano, senza possibilità di ricorrere a schemi di comprensione che li semplicizzino e, per l’appunto, li meccanicizzino. Integrare le due diverse dimensioni diventa la parola d’ordine; l’obiettivo si scopre essere quello di rendere complementare lo studio teorico (statico), volto a catturare gli aspetti “immobili” della realtà, e l’indagine storica (dinamica), volta a esaminare gli aspetti “evolutivi” della stessa.

Per Georgescu-Roegen la lezione di Joseph Schumpeter si riassunse, in primo luogo, nella necessità di combinare l’analisi economica quantitativa con quella qualitativa, in altre parole, dopo aver delimitato la statica sarebbe stato necessario individuare un metodo per trattare la dinamica economica; in secondo luogo, il ruolo decisivo dei fenomeni economici evolutivi che, per loro natura, non possono che procedere in maniera discontinua, qualificando il progresso come una catena di fattori necessariamente disarmoniosa e caratterizzata da continui scossoni.
Nel maggio del 1936 egli decise di fare ritorno nel suo paese perché, per usare le sue parole, “la Romania, assai più di Harvard, aveva bisogno di un’economista”. L’instabilità politica ed economica dell’Europa, attanagliata dai totalitarismi e, in particolare, dalla minaccia del nazismo e sull’orlo della seconda guerra mondiale, dovette convincere lo scienziato riguardo alla necessità di fare ritorno in patria, per mettere al servizio dell’amata Romania le competenze e le esperienze maturate durante il proprio percorso di studi in giro per il mondo.

Georgescu-Roegen ricoprì, fin da subito, cariche istituzionali importanti, investito, già dal 1937, del ruolo di vice direttore dell’Istituto Centrale di Statistica (ruolo occupato fino al 1939) e, dal 1939, delegato della Romania al comitato “Peaceful Change” della Lega delle Nazioni, direttore del Ministero del Commercio e dell’Industria e membro del Comitato Centrale del Partito Nazionale Contadino. Dopo il colpo di stato del 23 agosto 1944, che segnò la fine del regime autoritario di Ion Antonescu, lo studioso abbandonò le cariche occupate fino a quel momento, fatto salvo un breve periodo in cui fu “purgato” dai legionari della Guardia di Ferro, e fu nominato Segretario Generale della Commissione Rumena per l’Armistizio, carica che lo portò ad esporsi in prima persona per difendere gli interessi del proprio Paese tanto da rischiare più volte la vita, colpevole di opporsi agli abusi armistiziali da parte della Commissione di Controllo russa.

Inimicatosi l’Unione Sovietica e privato degli incarichi governativi e universitari, Georgescu-Roegen si vide costretto a fuggire dalla Romania, braccato dagli uomini del regime comunista; nel febbraio del 1948 egli scappò insieme con la moglie Otilia Busuioc, nascondendosi dapprima a Istanbul e facendo ritorno nel 1949 Oltreoceano, stabilendosi, dopo una breve permanenza ad Harvard, nel Tennessee, come professore di Economia presso il “Department of Economics and Business Administration” della Vanderbilt University, cattedra occupata dal 1950 al 1976, anno in cui sospese l’attività accademica, pur continuando a collaborare con l’università.

Georgescu-Roegen si stabilì definitivamente nel Tennessee ma non smise mai di viaggiare e, come Visiting Professor o Conferenziere, presenziò, oltre alle innumerevoli tappe statunitensi, in Canada (Ottawa, 1975 e McGill, 1979), Brasile (1964, 1966, 1971), Giappone (1962-1963), India (1963), Ghana (1972), Italia (Roma, 1965; Firenze, 1974), Francia (Strasburgo, 1977-1978) e Austria (Vienna 1978, 1982).

L’economista rumeno morì nella sua casa di Nashville il 30 ottobre 1994 ma la forza delle sue idee era destinata a non spegnersi con lui.

Fonti:

  • Bonaiuti M. (2001), La teoria bioeconomia. La “nuova economia” di Nicholas Georgescu-Roegen, Carocci, Roma.
  • Longobardi S. M., Berton A. (2006), Georgescu Roegen allievo di Schumpeter?: Una nota sulla metodologia nella teoria economica, Quaderni di Dipartimento (sessione ordinaria – anno 2006), n. 263, Università politecnica delle Marche.
  • Zamagni S. (1979), Georgescu-Roegen. I fondamenti della teoria del consumatore, Etas Libri, Milano.

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